Le misteriose origini del Sangiovese
Da quando agli inizi del XXI secolo si sono diffuse le ricerche sul germoplasma della vite, una delle indagini più avvincenti e dibattute in Italia è stata quella volta ad identificare i genitori del “Sangiovese”, e di conseguenza anche a determinarne le origini geografiche.
Toscana e Romagna si sono a lungo contese il privilegio di essere la patria natia del vitigno più coltivato in Italia (54.000 ettari, pari al 7,9% della superficie totale del vigneto italiano – OIV, 2017); pur essendo da considerare entrambe le regioni patrie elettive del “Sangiovese”, le indagini genetiche sembrano spostarne le origini decisamente più a sud.
Le indagini genetiche
Una prima ricerca risalente al 2007 (Vouillamoz et al.) aveva individuato nel “Ciliegiolo” e nel “Calabrese di Montenuovo”, una rara varietà campana, i vitigni genitori del “Sangiovese”.
Un successivo studio del 2012 (Bergamini et al.) aveva confermato il “Ciliegiolo” come uno nei due genitori, ma aveva individuato nel “Negrodolce” (una varietà pugliese, ma presente anche in Toscana col nome di Morellino del Valdarno) il secondo ascendente.
Uno studio più recente del 2021 (D’Onofrio et al.) ritiene al contrario che nessuno dei vitigni sopra citati possa essere genitore del Sangiovese, ma piuttosto una progenie: il “Ciliegiolo” in particolare si è dimostrato discendente di “Sangiovese” e “Moscato violetto”. Lo stesso studio ha peraltro individuato nello “Strinto porcino” uno dei genitori del “Sangiovese”; l’altro genitore è invece ancora ignoto, ma la ricerca suggerisce che dovrebbe trattarsi di un parente stretto della “Visparola”. Lo “Strinto porcino”, a bacca nera, è una rara varietà autoctona della Basilicata, mentre la bianca “Visparola” era in passato coltivata in Sicilia. Se si tiene conto che altri discendenti di “Strinto porcino” e “Visparola”, tra i quali spicca per notorietà il “Carricante”, sono coltivati in Sicilia, e che altri figli del “Sangiovese”, quali, tra gli altri, i siciliani “Frappato” e “Nerello mascalese” e il calabrese “Gaglioppo”, sono coltivati nel Sud Italia, pare assai probabile che l’areale di nascita e più antica riproduzione del “Sangiovese” sia da collocarsi tra l’estremo sud della Penisola e la Sicilia, per buona pace di toscani e romagnoli.
Le citazioni antiche
La più antica citazione di questo vitigno finora ritrovata risale al 1600 circa, allorché, nel Trattato della coltivazione delle viti […] del toscano Giovanvittorio Soderini, appare sotto il nome di “Sangiogheto”. È del 1672 la prima attestazione della presenza del “Sangiovese” in Romagna, nel territorio di Casola Valsenio, in un atto notarile conservato nell’Archivio di Stato di Faenza. Successivamente il nostro vitigno è chiamato “Sangioeto” dal fiorentino Bartolomeo Bimbi (Uve, dipinto del 1700 circa), “S. Zoveto” dall’agronomo pistoiese Cosimo Trinci (Agricoltore Sperimentato, 1726), “San Gioveto” dal fiorentino Cosimo Villifranchi (Oenologia toscana, 1773). A queste fanno seguito svariate altre citazioni con nomi similari.
Le origini del nome
Le ipotesi che si sono fatte sull’etimologia del nome “Sangiovese” sono molteplici, sia per quanto concerne la prima parte del nome, ricondotta perlopiù ai termini “santo” oppure “sangue”, sia per quanto riguarda la seconda parte, che viene fatta discendere da “Giove”, “Giovanni” o “giogo”.
Un’ipotesi, legata al calendario, vuole che il nome sia da far risalire alla festa di san Giovanni Battista, che si celebra il 24 giugno, in prossimità del solstizio d’estate, epoca in cui il “Sangiovese”, tipicamente precoce, inizia la maturazione. Altra ipotesi, di natura geografica, lo vuole collegato alla città di San Giovanni Valdarno, in provincia di Arezzo.
Interessanti sono le tesi che vogliono far risalire il nome al sangue, nel qual caso sarebbe o “sangue di Giove” o “sangue dei gioghi” o anche “giovevole al sangue”. Giove sarebbe da mettere in relazione al padre degli dei, patrono, tra l’altro, dei viticoltori, al quale erano dedicate le feste romane chiamate Vinalia priora (23 aprile) e Vinalia Rustica (19 agosto). In alternativa potrebbe essere un riferimento geografico al Colle Giove, la collina su cui sorge Santarcangelo di Romagna, nell’entroterra riminese.
Altra ipotesi vuole che la seconda parte del nome derivi dal termine latino iugum (cima, vetta), con riferimento ai gioghi collinari sui cui prosperano le viti, in particolare quelli dell’Appennino tosco-romagnolo tra Marradi e Firenzuola. Peraltro, il vocabolo latino iugum potrebbe invece essere traducibile come “sostegno”, in relazione al giogo che sostiene e congiunge le viti.
Conclusioni
Da quanto visto sopra risulta quindi evidente che si sia ancora lontani dal trovare la soluzione definitiva ai misteri sulle origini del Sangiovese. Se, da una parte, è vero che le indagini genetiche portano sempre più a circoscriverne la culla al Sud Italia, dall’altra la questione delle origini rimane ancora aperta, perché sia le citazioni più antiche che le ipotesi prevalenti sull’etimologia del nome sono fanno riferimento ancora all’areale tosco-emiliano.
M.E.S. Andrea Pallotti