Georgia
LA VITA E’ UN LIBRO. CHI NON VIAGGIA LEGGE SOLO L’INTRODUZIONE
Viaggio alla scoperta dei vini georgiani
Quando Maria mi ha chiesto se volevo andare a fare il vino come veniva fatto 8000 anni fa, io curiosa come un corvo imperiale e un po’ scettica come San Tommaso ho immediatamente accettato.
Dove l’Europa incontra l’Asia questa è la Georgia, paese “autonomo” solo dal 1991 ma con una storia vinicola che risale a 8000 anni fa e soprattutto con una tradizione di vinificazione unica.
Si, le radici del vino non si trovano in Italia o in Francia, bensì nelle anfore di argilla del Caucaso meridionale.
Per molti anni, durante il regime sovietico, fare vino in questo paese era scoraggiato, si puntava più alla quantità che alla qualità facendo un vino dolce e forte di grado alcolico, ma appena ottenuta l’indipendenza si è iniziato nuovamente ad usare il metodo storico in Qvevri.
I Quevri sono anfore in terracotta prodotte in zona Kakheti e sono state inserite nel patrimonio mondiale del umanità. In ogni casa ne potete trovare qualcuna, vengono interrate normalmente addirittura prima di costruire l’abitazione.
Visitando Kakheti, la regione più importante per questo tipo di vinificazione in Qvevri, abbiamo conosciuto “NONIA’S MARANI” casa/cantina che ci ha fatto vivere una esperienza unica e difficilmente trasferibile a parole. Questa cantina (=Marani in georgiano) è una family cellar come vengono chiamate, anche nei ristoranti, per identificare il vino prodotto in Qvevri.
Ma prima della cantina è giusto presentare la famiglia, Nino (in Georgia è un nome femminile) è una insegnante di musica e questo è un particolare che ritornerà in seguito. Dito, marito e cantiniere, non è enologo ma afferma di fare il vino come lo vedeva fare a suo padre che ha imparato dal nonno e tramandato dalle generazioni. Dito sostiene che per fare il vino l’unica cosa che serve è il naso.
La famiglia si completa con i tre figli: Saba primogenito, Beqa e la 19enne Thathuli che aiutano in cantina, ma soprattutto dimostrano un attaccamento alla famiglia veramente emozionante. Il vigneto di Dito è allevato principalmente a cordone speronato o a doppio Guyot senza trattamenti, si punta molto sulla biodiversità aiutati anche dal clima.
La Georgia ha moltissimi vitigni autoctoni, 470 ufficialmente riconosciuti e non introduce allevamenti di internazionali per mantenere tradizione e qualità.
Quelli allevati in Kakheti principalmente sono due: RKATSITELI bianco e SAPERAVI rosso, normalmente vinificati monovarietali. II TSINANDALI è invece un blend di Rkatsiteli con un aggiunta di 15-20% di Mtsvane ed è chiamato “Vino Verde”, il MUKUZANI è un vino rosso secco prodotto con uve Saperavi ed infine il KINDZMARAULI rosso semi secco sempre con uve Saperavi.
Per quanto riguarda la vinificazione Dito, come tutti i vignaioli delle family cellar usa i Qvevri.
Il bianco Rkatsiteli una volta pigiato, viene messo in Qvevri con bucce e raspi per la fermentazione alcolica per 15-20 giorni con rimontaggi ogni due ore circa. Successivamente la CHACHA (vinacce) e vino, vengono messi in Qvevri fino a raggiungere il pieno riempimento dello stesso in modo che non ci sia aria all’interno e sigillato per 8-9 mesi.
Per il rosso invece, Saperavi, l’uva viene diraspata e vinificata come per il bianco. L’apertura del Qvevri dopo tanti mesi e senza avere prove o test degustativi è per Dito ogni volta paragonabile alla nascita di un figlio. Molta emozione in un silenzio tombale da parte di tutti i presenti e subito dopo il rito di prima spillatura parte un canto fatto da tutta la famiglia per ringraziare della qualità espressa dal nuovo “nato”.
Il giorno prima Nino ci aveva fatto fare il pane cuocendolo con il sistema tradizionale Georgiano, ossia in un forno a legna fatto come una botte di coccio rovesciata aperta nella parte alta e un dolce tipico chiamato Churchkhela che si ottiene facendo bollire il mosto e immergendo delle noci infilate in un filare di filo per cucire.
Degustando il Rkatsiteli appena nato inizia la SUPRA ossia un pranzo/brunch/cena e ancora di più e dal nome stesso si capisce perché, quando sul tavolo non c’è più posto per le nuove portate, i piatti vengono posizionati sopra (SUPRA) a quelli che ci sono già. Dopo questo interminabile susseguirsi di piatti tradizionali e brindisi iniziano i canti popolari georgiani con i tre ragazzi e mamma Nino che fanno commuovere.
Per ora ci fermiamo qui, perché la Georgia non ha soltanto Kakheti come zona vinicola, ma molte altre che ci hanno fatto conoscere sistemi di lavorazione in cantina molto diversi tra loro, terroir e climi con caratteristiche opposte.
Appuntamento quindi al prossimo racconto e nel frattempo…”GAUMARJOS“
Ecco le 5 domande presentate alla cantina visitata.
- Quali sono i contorni che definiscono l’identità della cantina e la sua filosofia produttiva?
La nostra cantina biologica si basa sull’idea di vivere in armonia con la natura. Produciamo il vino dalle nostre viti. Per noi, la vinificazione non è solo una tradizione, ma uno stile di vita e una tradizione familiare. Il carattere della nostra cantina è naturale e puro. Non usiamo additivi chimici, né interferiamo con i processi naturali per riflettere il vero volto del nostro villaggio, del clima e dei nostri vigneti in ogni bottiglia.
- Come si lega Nonia’s Marani alle peculiarità ed alla storia del suo territorio?
La nostra cantina è strettamente legata al villaggio e alla terra in cui si trova: la zona di Tsarapi, che si distingue per il terreno secco e arido. Questo luogo non è solo fisicamente, ma anche spiritualmente il nostro riflesso. I nostri vigneti crescono nello stesso posto, nella stessa montagna e valle dove secoli fa i nostri antenati vivevano, raccoglievano i frutti e preparavano il vino con metodi tradizionali.
Il villaggio è pieno di monumenti storici e cultura, dove ogni angolo di terra ha la sua storia. Il vino prodotto nella Cantina Nonia non è solo il frutto della terra, ma è anche una parte dell’anima del villaggio. Qui il vino preparato con aria fresca e metodi tradizionali, porta con sé tutta l’esperienza che i nostri antenati possedevano.
Lavorare con la vite e il vino per noi è una grande responsabilità. Non si tratta solo di curare i vigneti, che tutta la famiglia gestisce insieme, ma di rispettare le tradizioni e mantenere la conoscenza tramandata dai nostri antenati. Cerchiamo di mantenere la nostra cantina il più possibile come era ai tempi dei nostri predecessori: non solo un luogo di produzione del vino, ma una parte integrante della nostra vita.
Per noi la storia si fonde nel vino, che è vivo in ogni bottiglia in un modo che non può essere spiegato. Il vino della Cantina Nonia, come il nostro villaggio, porta con sé i valori del passato che i nostri antenati hanno salvato. Ogni goccia è carica di un’energia speciale.
- Qual è il tratto distintivo dei vini di Nonia’s Marani?
I nostri vini sono davvero unici, si distinguono per gli aromi e i sapori che raccontano la storia e lo spirito di tutta la nostra famiglia, del villaggio e dei nostri vigneti. Prima della pressatura, la cantina viene accuratamente pulita e preparata e si bruciano incensi che invocano gli angeli del vino. Il processo di pressatura avviene sempre sotto l’accompagnamento di canti popolari: questo suono, queste vibrazioni, contano secoli di storia e nobilitano ulteriormente un liquido già nobile. Secondo la tradizione degli antenati, il vino in anfora non dovrebbe essere aperto senza la luce di una candela, l’incenso e una benedizione. Ogni apertura di una botte nella Cantina Nonia è una festa. Accanto alla botte viene posta una candela, il fumo dell’incenso raggiunge ogni angolo e dal ditto (anfora) si estrae il vino, mentre cantiamo e il battito del cuore accelera in attesa della nascita della vita del nuovo vino. Seguendo questa tradizione, i nostri Tsarapi, Rkatsiteli e Saperavi acquisiscono nuovi aromi che li distinguono dagli altri vini.
Le nostre uve crescono non solo su terreni ecologicamente puliti, ma anche in un ambiente ricco di microrganismi benefici. La cura biodinamica dei vigneti significa che i nostri vini sono molto puri, armoniosi e piacevoli nel gusto e nella struttura.
Abbiamo varietà di uve uniche e locali: Rkatsiteli e Saperavi, che si sono adattate perfettamente alla zona di Tsarapi. Queste varietà conferiscono al vino una texture e aromi unici, che sono tipici solo della nostra microzona.
Produciamo il nostro vino con metodi tradizionali, seguendo esattamente la stessa strada dei nostri antenati. Allo stesso tempo, continuiamo a imparare e a evolverci per creare vini ancora migliori e più raffinati. I nostri vini parlano direttamente del nostro villaggio, della terra e della storia delle persone che vivevano a Kardenakhi. Ogni bottiglia rappresenta questi luoghi, il loro clima e le loro tradizioni.
- Come comunicate con i vostri consumatori e ospiti? Come mantenete il rapporto con loro?
Non tutti amano lo stesso tipo di trattamento. Pertanto, comunichiamo in base al servizio richiesto e alle necessità individuali. Accanto al vino, una grande importanza è attribuita alla tradizione di cuocere il pane in famiglia. Il pane cotto nel forno a legna della madre si distingue per il suo sapore speciale. Durante la preparazione dell’impasto, preghiamo per coloro che entreranno in contatto con questo pane. Quando viene cotto, secondo le tradizioni degli antenati, prima cuociamo il lavash, che nella forma ricorda la testa di un toro, simbolo di fertilità e abbondanza. Ogni ospite che arriva a cuocere il pane diventa parte di questo rituale e assapora anche il tradizionale boglocho, che è rimasto solo nel nostro villaggio. Boglocho è un piatto tradizionale cotto nel forno, con aceto di vino, sale ed erbe aromatiche, che bilancia la temperatura del forno e del fornaio. È sia un piatto salutare che gustoso, in cui viene versato il primo lavash cotto nel forno.
La nostra cantina si trova in una regione popolare per il turismo e offriamo ai visitatori la possibilità di degustare il vino, partecipare al processo di vinificazione e assaporare piatti tipici georgiani. Organizziamo masterclass sulla cottura del pane e sulla preparazione del churchkhela e altre attività turistiche.
Nella nostra cantina biologica il vino e la cultura si uniscono. Organizziamo vari eventi culturali, cantiamo canti popolari e moderni, suoniamo con diversi strumenti folk e classici, organizziamo concerti musicali e mostre d’arte. Oltre al vino produciamo anche altri prodotti biologici come frutta secca, churchkhela e tè.
- Cosa c’è nel futuro di Nonia’s Marani e quali sono i progetti a cui più tenete?
Abbiamo in programma di espandere la nostra cantina biologica, ma la qualità dei nostri prodotti rimarrà sempre la nostra priorità assoluta.
Maestro Enogastronomo Sommelier
Daniela Franchi





