Devo confessarlo, scrivere non è propriamente il mio mestiere ma quella che sto per raccontare è una storia fatta di ricordi, di profumi, di amore nei confronti di una terra che non mi ha visto nascere ma mi ha visto crescere, dandomi probabilmente le basi per la donna che sono diventata oggi.
Sto parlando della meravigliosa Romagna e, in particolare, di San Giovanni in Marignano, delizioso paesino in provincia di Rimini, ultimo lembo di Romagna prima di dare spazio alle Marche, sulle cui colline è ubicata con orgogliosa maestosità la Tenuta del Monsignore.
“…adesso ti faccio una domanda: che cos’è il vino? Qualcuno dice sia un alimento ma a berlo non ci si sazia; qualcun altro dice sia una bevanda ma se ho sete non penso certo al vino per dissetarmi. Quindi alla fine cos’è il vino?”
Immaginate in una calda mattina di luglio un anziano signore assorto nei suoi pensieri, che guarda un punto non definito e con voce pacata vi porge tale domanda.
Questa è l’immagine di Bacchini, titolare della Tenuta e saggio dell’enologia romagnola, che mi ha concesso un’intervista, che invece si è trasformata in un affascinante racconto di una vita passata, accanto e con il vino e della quale vi sto per parlare.
Dalla Tenuta possiamo ammirare il mare all’orizzonte e sentirne la brezza ma possiamo anche vedere i colli rocciosi dell’Appennino Romagnolo e sentire prepotentemente i profumi della sua terra.
Qui si estendono 82 ettari di vigneti e 20 ettari di uliveti. In questo paesaggio d’incantevole bellezza da circa 700 anni la famiglia Bacchini con dedizione e orgoglio trasforma ogni grappolo di uva in vino meraviglioso.
Venti generazioni hanno dato origine a una dinastia di mestiere.
L’origine della famiglia si perde nella notte dei tempi e ci vorrebbe un libro per raccontarvi tutti gli aneddoti che il signor Sandro mi ha descritto con dovizia di particolari. E’ con gogliardica ironia che mi ha confidato di un’antica leggenda, secondo la quale Bacchia, figlia di Bacco, ha dato origine alla famiglia dei Bacchiadi, progenitori dei Bacchini. E poi, come dice lui, vista l’assonanza fonetica, è logico pensare che “Bacchini” non sia altro che il diminutivo plurale di Bacco e che Bacco, Bacchiadi e Bacchini abbiano nel VINO il loro comune denominatore.
Lui, classe 1939, è un uomo di altri tempi, di grande cultura e straordinaria esperienza; fra le tante cariche e funzioni che ha ricoperto nella sua vita voglio ricordare che ha contribuito alla redazione del Disciplinare dei vini Doc “Colli di Rimini” (nel 1994), che nel 1998 è stato nominato Enologo dal Ministero delle Politiche Agricole e ancora nel 2000, è stato nominato Presidente della Commissione di Degustazioni e dei vini Doc della provincia di Rimini dal Ministero dello Sviluppo Economico.
Ha all’attivo più di sessanta vendemmie e, come racconta lui stesso, per più di sessanta volte ha assistito al miracolo e al mistero della trasformazione dei chicchi d’uva in gocce di vino; nonostante tanta esperienza, si mette ancora in discussione, dicendo di non sentirsi pronto e di avere bisogno di almeno altre sessanta vendemmie.
Prima di continuare a raccontarvi del colloquio, vorrei però soffermarmi sulla Tenuta…
Dopo il passaggio della filossera, alla fine del 1800, il patrimonio viticolo è stato ripristinato innestando la vite autoctona sul portainnesto americano. Le uve coltivate oggi sono autoctone e internazionali: Trebbiano e Bombino Bianco (che diventa vino “Pagadebit”) e ancora Chardonnay, Riesling Renano, Sangiovese, Cabernet Sauvignon, Merlot.
Nella Tenuta si mira alla qualità dell’uva prodotta, abbattendo al massimo l’impatto ambientale e utilizzando prodotti poco invasivi, nonché limitando la produzione per ettaro. I filari sono impiantati a una distanza di 2,5 metri e su ciascuno ogni vite dista un metro dall’altra. Da ogni ceppo di vite si ottengono circa 2,5/3 kg di uva e, con circa 4.000 viti per ettaro, la produzione media è all’incirca di 100/120 quintali per ettaro. Per vini particolari la resa scende del 20/30 per cento.
Altra particolarità è che la vite viene coltivata senza legare i tralci ai filari ma viene lasciata libera di vegetare, permettendo al vento di accarezzare le sue foglie e al sole di penetrare in pieno al suo interno, quasi a donarle una nota “felice e poetica”.
Questo non è la mia prima visita alla Tenuta; è ancora forte in me il ricordo di quando, da ragazza, venivo reclutata in queste terre per la vendemmia. All’epoca non lo capivo, spinta soprattutto dal desiderio di mettere via qualche soldo per l’inverno, ma oggi riesco ad apprezzare il valore di quell’attività completamente manuale che, seppur faticosa, si svolgeva in un clima festoso, ricco di stimoli sensoriali e sempre di grande rispetto per ciò che sarebbe poi diventato un “semplice” bicchiere di vino.
Oggi tradizione e natura vengono affiancate da mezzi tecnologici e moderni, che permettono a queste uve di arrivare in una altrettanto moderna cantina per essere lavorate secondo tradizione, conservando così parte di quell’affascinante passato.
E torniamo alla mia “pseudo intervista” al signor Sandro e alla sua domanda:
che cos’è il vino? Per Bacchini considerare il vino solo come una bevanda e/o un alimento è un approccio decisamente riduttivo, perché il vino è una sommatoria di emozioni; con il passare del tempo ha assunto sfumature diverse e, oltre agli stimoli sensoriali che ci regala, presenta caratteristiche edonistiche.
La vita è un susseguirsi di emozioni e il vino, esso stesso fonte di emozioni, vi va abbinato. Se riuscissimo ad abbinare ogni specifica emozione al vino e a quel particolare momento della nostra vita, potremmo apprezzarlo a pieno per quello che realmente è, cioè una fonte di infinito nutrimento per la nostra anima.
Qui nasce l’abbinamento tra “vino e sentimenti” (non a caso il signor Bacchini ne ha fatto il titolo del suo libro) e così come il giusto vino viene sapientemente accostato a un determinato piatto per esaltarne le caratteristiche, così dovremmo essere in grado di abbinare quello stesso bicchiere di vino all’emozione provata bevendolo.
Per il signor Bacchini si ipotizza quindi una nuova figura di Sommelier o meglio un ampliamento della sua professionalità, un sommelier in grado di abbinare il vino alle emozioni, oltre che agli aromi.
Per ogni vino prodotto nella Tenuta del Monsignore, oltre all’abbinamento “classico” cibo-vino, viene esaltata la relazione tra vino e sentimento ed è per questo che il nome è sempre legato a una persona o a una condizione storica della famiglia.
Fra i prodotti meravigliosi che nascono in questo angolo di paradiso romagnolo ci sono:
- il Clericale (dedicato al Monsignor Francesco Bacchini), prodotto da uve Sangiovese e Cabernet Sauvignon, è vino di assoluta finezza ed eleganza; presenta un colore rosso rubino e un profumo intenso e potente, con un ampio spettro di sentori speziati; in bocca ha un grande equilibrio tra struttura e tannicità vellutata. L’abbinamento ideale è con piatti di carne impegnativi ma … non dimentichiamo l’abbinamento alla meditazione e alle emozioni;
- il Monbac, anch’esso dedicato al Monsignor Bacchini, aggiunge all’armonia del Sangiovese la longevità del Cabernet Sauvignon e l’impronta del Merlot;
- La levata e La levata del ricordo, due vini che devono il loro nome al vigneto da cui vengono prodotti, il primo ad essere baciato dal sole all’alba;
- il Monslupus prodotto dal vigneto che si trova nella frazione di Montelupo;
- Dioniso e Dioniso affinato (Colli di Rimini Doc Cabernet S.);
- l’anticonformista rosso da pesce Papalina;
- il Mattia in edizione limitata in onore dell’ultimo nato nella famiglia;
- il profumatissimo rosato Donna Fiore milleseicento;
- fra i bianchi il dorato Cupido (Chardonnay, Grechetto gentile e Riesling Renano); il frizzante Diavoletto; il fresco e persistente Romagna Doc Trebbiano; il cristallino e luminoso Pagadebit Romagna Doc, la dolce Angelica e il morbido ed elegante Rebola Passito;
- fra gli spumanti Spumante Brut Bianco, Spumante Brut Rosé e il Solo tu Spumante Demi sec
La Tenuta produce anche un eccezionale olio extravergine di oliva e un delicatissimo miele nelle varianti acacia, millefiori e tiglio.
Una nota infine per le Grappe, prodotte dalle migliori vinacce di Sangiovese, medaglia d’oro al campionato mondiale di Bruxelles.
Tra le colline e il mare di questo incantevole angolo della mia Romagna terra solatia dolce paese, come diceva il grande Pascoli, è un’esplosione di sensazioni, di fragranti sapori e di incredibili emozioni, meglio con un calice di vino tra le dita.
Attualmente la gestione della Tenuta è affidata alla diciannovesima generazione dei Bacchini, rappresentata da Nicoletta, figlia di Sandro, ma stanno già crescendo Nicolò e Mattia che, poichè “buon sangue (come buon vino) non mente” e “buon vino fa buon sangue”, continueranno la tradizione di famiglia.
Maestro Enogastronomo Sommelier: Katia Onda
Tenuta del Monsignore – F.lli Bacchini
Società agricola – Via Patarino 154 –
San Giovanni in Marignano (RN)
Tel. 0541 955128
bacco@tenutadelmonsignore.com